Miei cari .Dunque siete andati in Città. Anzi, io vi ci ho mandati. Ma voi ve lo sentivate che sarebbe stato un viaggio inutile. Anzi deludente. Anzi disastroso. Eppure prima di partire vi siete, come dire?, rimessi a nuovo. Avete cercato di non far brutta figura; dal momento che, nati in paesi fuori della storia e primitivi, e chiusi ad ogni tipo di modernità, dovevate presentarvi nella Città del Premio, una città illustre nella storia e sensibile ad ogni tipo di modernità del secolo presente. Comunque, fidenti, come sono a volte i contadini, nel cuore e nella sensibilità dei cittadini, siete andati. Ma cosa avete trovato? Incomprensione e indifferenza (se non ostilità). Eppure tu Pina, va bene che eri scalza, ma eri vestita sobriamente e con un certo decoro; ed eri pettinata con le tue belle trecce, capricciosamente mosse sulla schiena o sul petto; ed eri ben lavata che profumavi addirittura di sapone palmolive. Certo, ti portavi appresso le tue sei pecore e l’odore, ai cittadini abituati alle profumerie parigine... Ma avevi dalla tua, un sorriso dolce, un visino soave, avevi i tuoi occhi profondi e pieni di luce, eri casta e riservata e sentivi la religione della tua famiglia e della tua gente. Eppure, in fila con le altre concorrenti come a un concorso per miss, tu sei stata ignorata. Anzi, scartata. E forse (diciamo forse, perché non siamo nella mente dei giudici e facciamo solo delle ipotesi), forse la tua colpa era quella di non avere i capelli rossi e arruffati; le labbra pure vistosamente rosse di ragazza disinvolta; di non avere gli occhi bistrati, l’ombelico e il pube scoperti; di non indossare la minigonna mostratutto; di non avere nel viso quell’espressione ostile da femminista ammazzamaschi, che rende tanto interessanti; infine, la maggior colpa, di non essere una ragazza madre con problemi di droga. Ma queste cose, come facevi? Ai tuoi tempi manco esistevano...
Comunque, la colpa è mia, cara Pina, che non ti ci dovevo mandare. E neanche te, mio Sereno, ci dovevo mandare... Un ragazzo così sordido e primitivo, vandalo di nidi e di ogni altro indifeso animale, che quasi non conosci acqua e sapone e poi con quelle idee per la testa nei confronti delle donne... Mandarti a competere con tuoi coetanei educati alle pari opportunità di oggi, che sono pienamente d’accordo sulla parità uomo donna; riservandosi però il diritto di far loro (alle donne, voglio dire) certi scherzi, come a Garlasco o a Perugia... .
E che dire di Luigi?... Chissà, povero Luigi, come ti sarai trovato male?! con che sorrisi di sufficienza ti avranno guardato?! “Ma da dove viene costui, con queste idee per la testa e con questi sentimenti nel cuore?”. La tua Gina, ancor viva e presente al tuo amore, pur essendo morta da cinque anni. Ma quando mai?! E perciò anche tu, mio caro Luigi, figlio di un mondo in cui il matrimonio era sacro ed era per sempre, da questo mondo, in cui il matrimonio è profano ed è effimero, sei stato ignorato o addirittura rifiutato.
Ma il giudizio della giuria è inappellabile. E noi cioè io, l’autore, e voi, miei cari, ormai tre personaggi in cerca di un premio letterario, ci dobbiamo inchinare a questa inappellabilità.
NOTA. Sereno e la Pina sono i personaggi del racconto Un altro più soave profumo. Luigi è il personaggio del racconto Il presepio. Di nessuno dei due racconti al concorso è stata fatta menzione. Entrambi sono pubblicati su questo Blog.
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