La favola insegna che anche noi che scriviamo, se poi non c’è nessuno che ci legge, siamo come quel contadino che è costretto a mangiarsi le mele che produce. Ecco, mio caro, indipendentemente dalle aspirazioni di chi scrive, il successo viene ad essere una necessità economica, un elemento della legge di mercato. Chi produce può continuare a farlo solo se può contare su un mercato disposto a comperare. Altrimenti, perché continuare a produrre? E così, perché continuare a scrivere, se non c’è nessuno che legge? Ottobre 2007.
domenica 2 dicembre 2007
IL PRODUTTORE DI MELE
C’era tempo fa un contadino. Questo contadino aveva un meraviglioso frutteto di meli. Lo curava con assiduità e amore. Sono piante belle e in pieno vigore fruttifero. Viene la stagione e tutto è un candido manto di fiori. Poi i fiori diventano inizi di mele. Lui ogni giorno va attorno a questo suo frutteto, per guardare, per osservare, per contemplare, per stare sul chi va là, semmai le malattie. Gli alberi sono belli, vigorosi, le mele crescono, che è un amore ogni giorno guardarle. Passa il tempo. Siamo nel mese di settembre. Le mele stanno maturando. Trascolorano. Il loro rosso delicato con trasparenze di candore occhieggia di tra il verde delle foglie. Ogni albero sembra un bouchet di fiori variopinti. Il contadino è raggiante. Con la sua cura e il suo lavoro è riuscito a creare un miracolo. Tutte quelle mele e così belle. Si mangerebbero con gli occhi. Ma settembre avanza. Le mele continuano a maturare. Qualcuna già casca dall’albero. Bisognerebbe coglierle. Ma per chi, se non si presenta nessuno a volerle comprare? Nella campagna circostante ci sono altri produttori di mele. Nei loro frutteti c’è l’andirivieni dei camion dei compratori. Qui invece (eppure le mele sono belle e sono dolci), qui invece non si vede nessuno; eccetto amici e conoscenti che passano a prenderne qualche chilo, il più delle volte in regalo. E il contadino giorno dopo giorno è costretto a vedere una ricchezza e anche una bellezza e anche una bontà che diventa inutile. Lui in casa ne mangia, ma non può mica mangiarne... A dargli una mano solo gli uccelli dell’aria che vanno matti per il dolce... Ma anche loro quante?
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