mercoledì 12 dicembre 2007

IN PRINCIPATU COMMUTANDO...

In principatu commutando civium nil praeter domini nomen mutant pauperes. Phaedrus.

La frase è di Fedro, il famoso favolista latino. Ma Fedro (non è farina del suo sacco), l’ha ricavata dalla saggezza di un asino. Poi questa sua esperienza l’ha raccontata in una favola. Eccola:

Asinus ad senem pastorem

In principatu commutando civium
nil praeter domini nomen mutant pauperes.
Id esse verum, parva haec fabella indicat.
Asellum in prato timidus pascebat senex.
Is hostium clamore subito territus,
suadebat asino fugere, ne possent capi.
At ille lentus ‘Quaeso, num binas mihi
clitellas impositurum victorem putas?’.
Senex negavit. ‘Ergo, quid refert mea
cui serviam, clitellas dum portem unicas?’.

Quando negli stati mutano le forme di governo,
per i poveri nulla cambia, eccetto il nome del
padrone. E questa breve favola dimostra che ciò
è vero. Un vecchio, che di tutto aveva paura, faceva
pascolare in un prato il suo asinello. Quando
improvvisamente fu spaventato dal clamore
dei nemici. Allora si mise a persuadere l’asino
a fuggire: ‘Altrimenti ci prendono’, gli diceva.
Ma l’asino, continuando tranquillo a pascolare:
‘Dimmi’, disse, ‘credi forse che il vincitore mi
metterà due basti?’. ‘No davvero’, rispose il
vecchio. ‘E allora: che importa a chi dovrò servire,
se il mio destino è quello di portare sempre un
unico un basto?’.

La breve favola ha per protagonista un povero asino. Un asino. L’animale, che nel giudizio comune non gode certo di buona fama. E’ simbolo di stupidità e di stoltezza. L’asino raramente fa bella figura nella letteratura. Non in Apuleio, dove Lucio, che vorrebbe diventare un uccello, diventa invece, per errore dell’unguento magico, asino, in Apuleio simbolo della lussuria e dell’animalità; non in Cervantes, in cui Sancio Panza, contadino, cavalca un asinello, diversamente da don Chisciotte, nobile, che è sopra un vero cavallo. Non in Collodi, in cui vengono trasformati in asini i ragazzi poco studiosi e fannulloni, come Pinocchio... Mentre invece nei Vangeli questo umile animale riscatta la sua dignità: è l’asino che porta in Egitto, lontano da Erode, la Sacra Famigli; ed è l’asino che Gesù sceglie, per il suo ingresso trionfale in Gerusalemme, nella Domenica delle Palme.(Vedi, a questo proposito, il racconto’Storia dell’asino profeta’ di Maria Giovanna Lorenzini). Qui, in Fedro,l’asino, è un saggio, un filosofo, che sentenzia sulle vicende umane. E lo è anche nel Carducci, filosofo. Nel finale della poesia ‘Davanti san Guido’: il treno passa attraverso la pianura maremmana, ansimando; un’elegante schiera di puledri corre e manda lieti nitriti al rumore;mentre un asino bigio, non si scompone. Di fronte a quel portento della civiltà moderna, non muove costa, manco guarda, continua a mangiare.

Ansimando fuggìa la vaporiera
Mentr'io così piangeva entro il mio cuore;
E di polledri una leggiadra schiera
Annitrendo correa lieta al rumore.
Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
Rosso e turchino, non si scomodò:
Tutto quel chiasso ei non degnò d'un guardo
E a brucar serio e lento seguitò.
(G.Carducci ‘Davanti san Guido’)

E, saggio e indipendente, lo è anche in questo mio pezzo che descrive il palio degli asini a Contignano.

Il palio degli asini, a Contignano...
Da anni che non ne rivedevo. Avevo assistito a una
manifestazione simile da giovane, nella vasta piazza a
sterro di Torrita di Siena. Ma, a quel tempo, con altro
spirito e altra mentalità. Mentalità aristocratica e superba,
proprio dei giovani, o dei giovani intellettuali, o dei giovani
professori. Infatti, allora, quel palio non mi piacque; o
non riuscì a dirmi nulla.
Ieri, invece: un'altra maturità, un'altra filosofia, una
diversa visione della vita; diversi occhi per vedere e
capire; secondo cui non la tecnica, non la programmazione,
sono gli ingredienti fondamentali e direttivi della nostra
esistenza; ma il caso, l'irrazionalità. E quegli asini mi
hanno consolato; mi hanno dato una lezione di vita. Così
indocili e riottosi; così dignitosi e imprevedibili; così
liberi e imprendibili; come la volontà che decide delle
nostre sorti e dei nostri destini.
La folla, molta folla, spensierata e divertita; e nella
folla, molta gioventù; e nella gioventù molte ragazze,
stupende... Congratulazioni ai Contignanesi, che oltre ad
avere un meraviglioso paese, dove, girando per le vie, si
respira un senso di spirituale benessere come per
un'artistica luce di eleganza e di armonia; oltre ad avere
meravigliosi contadini, ancora capaci dell'allegria e della
spensieratezza del vino e che pure, nell'ebbrezza, non
dimenticano che a casa ci sono gli animali che aspettano di
essere rigovernati; oltre a confezionare squisiti ravioli;
hanno anche delle ragazze incantevoli...
La folla, dunque, rideva e si divertiva. Io: ma è un po'
il mio mestiere: osservavo e meditavo.
Noi disponiamo, programmiamo, educhiamo, addestriamo,
ammaestriamo. Ma la vita è capricciosa e imprevedibile;
impara dagli asini. E si comporta bizzarramente. Ti fa
trovare quello che non ti aspetti; e ti delude, invece, in
quello che ognora speri e in quello che insopprimibilmente
sogni. Come quegli asini; che nella loro indifferenza e
nella loro libertà andavano in tutte le direzioni, eccetto
che in quelle prescritte e tracciate dall'ingenuità degli
Organizzatori.
E poi quei giovani fantini; che avevano il compito di
cavalcare: si fa per dire: gli asini. Nonostante i loro
frequenti capitomboli; nonostante le corse per riacchiappare
quelle bestie che trottavano via sempre per conto loro in
una loro inguaribile imprevedibilità e caparbietà; e che,
sul più bello, spesso si fermavano e si impennavano e non
c'era più modo di smuoverli da quella loro irritante
indifferenza e indocilità; non un moto di impazienza, non un
maltrattamento, non un'arrabbiatura; ma risate e allegria e
festevolezza.
Per cui, ripensando alla cronaca di certi palii coi
cavalli... E poi i ravioli....
Montepulciano 24. Agosto 1992.

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