Siamo al 26 dicembre 1998, è il giorno del 37 compleanno del nostro matrimonio. Mia moglie come dono principale mi scrive una breve lettera che accompagna una sua poesia. Io, anch’io rispondo, con una lettera, senza poesia. Eccole di seguito: la lettera di mia moglie, la sua poesia e la mia lettera di risposta.
*
A Carlo. Lettera. Montepulciano 26 Dicembre 98.
Caro Carlo, spero che
vorrai gradire, anche quest'anno, la mia poesia d'amore per
il nostro anniversario. Mi è costata più delle altre volte,
perché ho perduto l'abitudine a poetare e non so ancora
scrivere altrettanto bene in prosa (almeno su questi
argomenti). Ma tu saprai capire (o ironizzarci come al
solito, dicendo che ho voluto risparmiarmi di fare un 'vero'
regalo!). Così com'è questa mia poesia io te la dono, in
segno di un affetto che so, ormai, sarà eterno. Un abbraccio
forte forte. Tua Nanna. P. S. Buon anniversario di
matrimonio.
*
Poesia. IL MIO AMORE. Il mio amore, puledro, corse corse,/
alternando gli errori e le conquiste,/ ma, a ogni corsa, più
forte e resistente.// Il mio amore, stallone adulto, corse,/
saltando in sicurezza, siepi e fossi,/ molte corse veloci ed
eleganti.// Il mio amore, cavallo, adesso, stanco,/ ma
esperto della lunga strada corsa,/ spinge, alle corse, un
corpo un poco ansante.// Il mio amore, ormai rozza senza
forze,/ quando traballerà sulle sue zampe,/ seguiterà la
corsa con la mente.// Felice quel cavallo e le sue corse,/
perché sa dare, o Amato, ogni risorsa,/ per essere, alla
"corsa" tua, vincente!.
*
GRAZIE DI TUTTO
per un anniversario di matrimonio
26 dicembre 1961 - 26 dicembre 1998
Grazie di tutto.
Grazie, Nanna, del cuore con cui vivi la tua vita, e della
gioia con cui ne assapori le bellezze e le dolcezze; e della
serenità con cui ne sopporti le contrarietà e le amarezze. E
grazie del sorriso con cui la illumini.
Grazie per l'innocenza e lo stupore con cui guardi il
cielo con la sua aria, la sua luce, la sua luna e le sue
stelle; e per il cuore con cui guardi la natura, con la sua
vita, i suoi colori, i suoi profumi, la sua bontà.
Grazie del cuore con cui scrivi le tue poesie; e per il
cuore con cui le leggi a me e agli altri; e grazie per la
gioia che provi quando gli altri, che le leggono, ti dicono
che sono belle e profonde. E grazie per il profumo di cui
esse profumano la vita.
Grazie per la gioia con cui vivi questo Natale; per la
poesia con cui hai fatto il presepio; il tuo presepio; per
la gioia mia, di nostra figlia, di tua madre, degli ospiti
che vengono, e tua; grazie perché ogni volta lo fai ammirare
come il simbolo della tua casa, della nostra casa, del tuo
focolare domestico, della tua serenità e della tua felicità.
E grazie per la dolcezza e la pensosità con cui, nei
momenti in cui sei con te stessa, canti sottovoce "Tu scendi
dalla stelle"; e ogni altro canto religioso di nostalgia e
di edificazione.
E grazie per la determinazione con cui oggi, Natale,
nonostante fossimo soli, hai voluto che nella nostra casa
fosse festa. Grazie per le candele rosse accese durante il
pranzo, per la tovaglia di bucato, per i piatti, i bicchieri
e le bottiglie dalla fattura elegante, per le posate
d'argento, per il tortino, per le patatine al burro, per il
dolce casalingo al caffè e al cioccolato che hai voluto tu
stessa confezionare, per il caffè e per tutto; e soprattutto
per la serenità, la gioia e il sorriso con cui sedevi di
fronte a me, a rendermi lieta e sacra la festa.
Grazie per tutte le altre cose belle e grandi, che ora non
ricordo; e per tutte le altre che ricordo e che sarebbe
lungo menzionare.
E grazie anche, e soprattutto, perché sei mia moglie e io
tuo marito.
Grazie di tutto. Con amore. tuo Carlo.
Montepulciano. 25 Dicembre 1998.
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Dunque. Giovedì sei gennaio eravamo a Teleidea; ospiti in una trasmissione, il cui tema di discussione era l’Amore, nelle sue varie accezioni. E noi (siccome erano in tema) abbiamo, fra l’altro, letto queste composizioni. Ebbene chi ci ha ascoltato è rimasto ammirato ‘vedendo’ e toccando con mano il nostro amore. Una signora, incontrandomi il giorno dopo, mi confessò, che, ascoltando le parole che io avevo scritto per mia moglie, in occasione dell’anniversario di matrimonio 1998, si era commossa e, soprattutto, si era vergognata di non essere come eravamo noi due.
Questa, dunque, è l’immagine che hanno di noi coloro che ci conoscono: un idillio d’amore, una vita di piena sintonia. Pensate, dunque, quello che succederebbe in queste coscienze di fronte ad un eventuale nostro divorzio... Un terremoto psicologico.
Noi quindi, anche se lo volessimo, non potremmo essere diversi; pena lo scandalo che si provocherebbe in coloro che ci conoscono in un certo modo. E così ci vogliono. Che poi è il modo della nostra vita normale. Voglio dire che per noi l’essere come siamo rientra nella quotidianità della nostra vita. Semmai l’assurdo sta nel fatto che la normalità è scambiata per eccezione, per straordinarietà. E anche quella lettera che ho letto (e durante la mia lettura anche la conduttrice della trasmissione aveva le lacrime agli occhi) era una lettera del tutto ovvia. Registrava, quasi nella prolissità di un elenco, cose vere che si riferivano ad atti e atteggiamenti che compie e assume normalmente mia moglie, come ogni altra donna che normalmente abbia la religione della famiglia perché ama il marito i figli e l’intimità della sua casa. Ed è ovvio e normale che il marito (un marito, anche lui, preso nel giro degli affetti), di fronte a questo comportamento, si senta gratificato e risponda come ho risposto io, con amore riconoscente. Se poi questa normalità viene scambiata per eccezionalità, allora signfica che c’è qualcosa che non torna nel complesso della società. Ma cosa? Io non saprei dirlo. Dante, certo, avrebbe fatto la sua diagnosi. E avrebbe messo sotto accusa il tipo di Amore che noi normalmente usiamo. Un amore non buono. Un amore che è chiamato amore, ma che, in realtà, non lo è; è egoismo, è passione, è desiderio di ricchezza, di potenza, di fama. E non usiamo, invece, l’altro amore, quello vero e buono, che è ‘pìetas’, è carità, disponibilità, altruismo. Che è quell’amore normale e quotidiano che dovrebbe colorire i fatti più normali della nostra vita di tutti i giorni. Anno 2007.
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