sabato 15 dicembre 2007

NORMALITA' E STRAORDINARIETA'

Siamo al 26 dicembre 1998, è il giorno del 37 compleanno del nostro matrimonio. Mia moglie come dono principale mi scrive una breve lettera che accompagna una sua poesia. Io, anch’io rispondo, con una lettera, senza poesia. Eccole di seguito: la lettera di mia moglie, la sua poesia e la mia lettera di risposta.

*

A Carlo. Lettera. Montepulciano 26 Dicembre 98.

Caro Carlo, spero che

vorrai gradire, anche quest'anno, la mia poesia d'amore per

il nostro anniversario. Mi è costata più delle altre volte,

perché ho perduto l'abitudine a poetare e non so ancora

scrivere altrettanto bene in prosa (almeno su questi

argomenti). Ma tu saprai capire (o ironizzarci come al

solito, dicendo che ho voluto risparmiarmi di fare un 'vero'

regalo!). Così com'è questa mia poesia io te la dono, in

segno di un affetto che so, ormai, sarà eterno. Un abbraccio

forte forte. Tua Nanna. P. S. Buon anniversario di

matrimonio.

*

Poesia. IL MIO AMORE. Il mio amore, puledro, corse corse,/

alternando gli errori e le conquiste,/ ma, a ogni corsa, più

forte e resistente.// Il mio amore, stallone adulto, corse,/

saltando in sicurezza, siepi e fossi,/ molte corse veloci ed

eleganti.// Il mio amore, cavallo, adesso, stanco,/ ma

esperto della lunga strada corsa,/ spinge, alle corse, un

corpo un poco ansante.// Il mio amore, ormai rozza senza

forze,/ quando traballerà sulle sue zampe,/ seguiterà la

corsa con la mente.// Felice quel cavallo e le sue corse,/

perché sa dare, o Amato, ogni risorsa,/ per essere, alla

"corsa" tua, vincente!.

*

GRAZIE DI TUTTO

per un anniversario di matrimonio

26 dicembre 1961 - 26 dicembre 1998

Grazie di tutto.

Grazie, Nanna, del cuore con cui vivi la tua vita, e della

gioia con cui ne assapori le bellezze e le dolcezze; e della

serenità con cui ne sopporti le contrarietà e le amarezze. E

grazie del sorriso con cui la illumini.

Grazie per l'innocenza e lo stupore con cui guardi il

cielo con la sua aria, la sua luce, la sua luna e le sue

stelle; e per il cuore con cui guardi la natura, con la sua

vita, i suoi colori, i suoi profumi, la sua bontà.

Grazie del cuore con cui scrivi le tue poesie; e per il

cuore con cui le leggi a me e agli altri; e grazie per la

gioia che provi quando gli altri, che le leggono, ti dicono

che sono belle e profonde. E grazie per il profumo di cui

esse profumano la vita.

Grazie per la gioia con cui vivi questo Natale; per la

poesia con cui hai fatto il presepio; il tuo presepio; per

la gioia mia, di nostra figlia, di tua madre, degli ospiti

che vengono, e tua; grazie perché ogni volta lo fai ammirare

come il simbolo della tua casa, della nostra casa, del tuo

focolare domestico, della tua serenità e della tua felicità.

E grazie per la dolcezza e la pensosità con cui, nei

momenti in cui sei con te stessa, canti sottovoce "Tu scendi

dalla stelle"; e ogni altro canto religioso di nostalgia e

di edificazione.

E grazie per la determinazione con cui oggi, Natale,

nonostante fossimo soli, hai voluto che nella nostra casa

fosse festa. Grazie per le candele rosse accese durante il

pranzo, per la tovaglia di bucato, per i piatti, i bicchieri

e le bottiglie dalla fattura elegante, per le posate

d'argento, per il tortino, per le patatine al burro, per il

dolce casalingo al caffè e al cioccolato che hai voluto tu

stessa confezionare, per il caffè e per tutto; e soprattutto

per la serenità, la gioia e il sorriso con cui sedevi di

fronte a me, a rendermi lieta e sacra la festa.

Grazie per tutte le altre cose belle e grandi, che ora non

ricordo; e per tutte le altre che ricordo e che sarebbe

lungo menzionare.

E grazie anche, e soprattutto, perché sei mia moglie e io

tuo marito.

Grazie di tutto. Con amore. tuo Carlo.

Montepulciano. 25 Dicembre 1998.

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Dunque. Giovedì sei gennaio eravamo a Teleidea; ospiti in una trasmissione, il cui tema di discussione era l’Amore, nelle sue varie accezioni. E noi (siccome erano in tema) abbiamo, fra l’altro, letto queste composizioni. Ebbene chi ci ha ascoltato è rimasto ammirato ‘vedendo’ e toccando con mano il nostro amore. Una signora, incontrandomi il giorno dopo, mi confessò, che, ascoltando le parole che io avevo scritto per mia moglie, in occasione dell’anniversario di matrimonio 1998, si era commossa e, soprattutto, si era vergognata di non essere come eravamo noi due.

Questa, dunque, è l’immagine che hanno di noi coloro che ci conoscono: un idillio d’amore, una vita di piena sintonia. Pensate, dunque, quello che succederebbe in queste coscienze di fronte ad un eventuale nostro divorzio... Un terremoto psicologico.

Noi quindi, anche se lo volessimo, non potremmo essere diversi; pena lo scandalo che si provocherebbe in coloro che ci conoscono in un certo modo. E così ci vogliono. Che poi è il modo della nostra vita normale. Voglio dire che per noi l’essere come siamo rientra nella quotidianità della nostra vita. Semmai l’assurdo sta nel fatto che la normalità è scambiata per eccezione, per straordinarietà. E anche quella lettera che ho letto (e durante la mia lettura anche la conduttrice della trasmissione aveva le lacrime agli occhi) era una lettera del tutto ovvia. Registrava, quasi nella prolissità di un elenco, cose vere che si riferivano ad atti e atteggiamenti che compie e assume normalmente mia moglie, come ogni altra donna che normalmente abbia la religione della famiglia perché ama il marito i figli e l’intimità della sua casa. Ed è ovvio e normale che il marito (un marito, anche lui, preso nel giro degli affetti), di fronte a questo comportamento, si senta gratificato e risponda come ho risposto io, con amore riconoscente. Se poi questa normalità viene scambiata per eccezionalità, allora signfica che c’è qualcosa che non torna nel complesso della società. Ma cosa? Io non saprei dirlo. Dante, certo, avrebbe fatto la sua diagnosi. E avrebbe messo sotto accusa il tipo di Amore che noi normalmente usiamo. Un amore non buono. Un amore che è chiamato amore, ma che, in realtà, non lo è; è egoismo, è passione, è desiderio di ricchezza, di potenza, di fama. E non usiamo, invece, l’altro amore, quello vero e buono, che è ‘pìetas’, è carità, disponibilità, altruismo. Che è quell’amore normale e quotidiano che dovrebbe colorire i fatti più normali della nostra vita di tutti i giorni. Anno 2007.

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