martedì 11 dicembre 2007

PER UN PIATTO DI LUMACHE.

Sembrava fatto su misura perché gli uomini lo potessero abitare il pianeta Servus IV della stella Gigas. Se non fosse stato per la faccenda delle lumache, che vi erano in numero straordinariamente grande e che si cibavano anche di carne umana: quando Jimmy Strutton si accorse del fenomeno, avevano già quasi divorato i suoi tre compagni. Ed ora certo toccava a lui, nonostante i suo sforzi per difendersi e nonostante avesse chiesto aiuto ad astronauti di scorta nello spazio. Ma, non tutte le lumache sono lumache. Certe lumache possono anche essere frutto di fantasia, o, meglio, di allucinazione... Guardiamo. Il racconto è di Maria Giovanna Perroni Lorenzini. Ed è uno dei più bei racconti della scrittrice poetessa. E’ ricco di atmosfera. Ed è frutto di una fantasia vasta e originale. Buona lettura.

L'astronauta Jimmy Strutton si trovava sulla navetta che era atterrata sul pianeta Servus IV della stella Gigas. Aveva l'incarico di esaminare le possibilità che tale pianeta presentava per la vita umana, in vista di una eventuale colonizzazione. Ma, in quel momento si trovava in una posizione strana: era in piedi, in alto, quasi vicino al soffitto; e si reggeva a stento, con le gambe divaricate su una ristretta costolatura che ne segnava l'inizio. Teneva in mano la pistola laser; ed era occupatissimo a sparare raffiche contro centinaia o forse migliaia di lumache, che cercava di tener a bada e che, dopo aver invaso ormai il pavimento della navetta, inesorabilmente salivano in alto, verso di lui. L'esplorazione sul principio era stata una festa. Lui e i suoi compagni, due uomini e una donna, avevano visitato quella parte del pianeta, senza trovarvi pericoli. E, con l'aiuto dei loro strumenti, avevano concluso che era senz'altro abitabile. Tutto corrispondeva alla terra, ad una terra ancora incontaminata. La vegetazione, simile a un'immensa foresta vergine; la fascia d'aria, profumata e purissima; ilterreno, quanto mai ricco di humus; e poi vi era abbondanza di sorgenti, dalle acque ricchissime, dolci e molto limpide. Tutto ricordava la terra di qualche millennio addietro. Le inevitabili differenze non sembravano rilevanti, eccetto la mancanza di vita animale. O, per meglio dire, mancavano mammiferi, uccelli e rettili; mentre erano numerosi gli insetti; e, in particolare, le farfalle. I mari inoltre erano ricchi di pesce. Anche gli alberi apparivano diversi; soprattutto per le loro foglie, che, diverse nelle diversità delle specie, erano generalmente grandi, molto allungate e carnose. Questo loro aspetto, però, era spiegabile, perché nel pianeta, che aveva una grande estensione di oceani, pioveva anche più

volte al giorno.

Nei primi tempi erano stati molto guardinghi. Tenevano la

maschera e avevano fatto solo brevi escursioni. Poi, visto

che non sembrava esserci nulla da temere, si erano lasciati

un po' andare. Si erano tolte le maschere, sostituendole con

leggere reticelle, per difendersi dagli insetti; e spesso

levavano anche i guanti, pur stando attenti a non toccare

cose sconosciute a mani nude. E indossarono tute più

leggere.

Finché quel giorno addirittura avevano fatto una specie di

pic-nic all'aperto. E dopo il pranzo si erano anche

addormentati vicino a un albero, resi ebbri dal sole, dal

cibo, e dalla gioia di aver trovato una nuova speranza per

l'umanità, ormai pigiata su una terra estremamente

contaminata e con le risorse quasi esaurite.

Ma Jimmy si risvegliò improvvisamente, sentendo una specie

di morso alla mano sinistra, trattenuta da qualche cosa di

molle e appiccicoso.

Si alzò, emettendo un urlo. E d'istinto, cacciò via quella

cosa che qualificò per un'enorme lumaca. La mano gli

sanguinava abbondantemente.

Si volse allora ai compagni, anch'essi sdraiati a terra.

Ma con raccapriccio vide che erano completamente coperti di

lumache, grandi e piccole, a forma di foglia, che si erano

arrampicate sulle tute e li stavano divorando.

Calzati i guanti, lottò ferocemente per staccare qualche

lumaca dalla carne dei compagni; ma si accorse che essi

erano morti e che addirittura non avevano più né viso

mani. E che le lumache, emettendo un liquido solvente,

stavano ormai disfacendo le tute e penetravano dentro i

corpi da tutte le parti: ben presto li avrebbero divorati

interamente.

Pur disperato, prese comunque atto della situazione, e,

anche se il suo desiderio era quello di correre

immediatamente al riparo nella navetta, decise che doveva

saperne di più.

Quindi, pur badando a non far salire lumache lungo le sue

gambe, si mise a guardare da dove provenivano queste bestie;

di cui, nei giorni precedenti, sia lui che i suoi compagni

non avevano visto traccia.

Ma non ci fu bisogno di andare lontano; ché, alzati gli

occhi all'albero, colse parecchi movimenti e si accorse che

ogni foglia era una lumaca. Queste stavano attaccate ai rami

con i cornini sapientemente intrecciati da sembrare foglie

con il proprio picciòlo. E, adesso che si staccavano per

correre a banchettare con i resti dei suoi compagni, vedeva

che lasciavano nei rami un forellino, da cui certo

succhiavano la linfa vitale.

Ma ora erano attratte maggiormente dalla carne; ed erano

come impazzite.

Jimmy allora andò vicino ad altri alberi; e notò che tutti

erano simili al primo.

Probabilmente l'intero pianeta aveva queste stesse

caratteristiche. Ed era perciò che non avevano visto

animali! Inoltre: e ora lo vedeva!: nessuna farfalla si

avvicinava mai agli alberi.

Avrebbe voluto seppellire quel poco che restava dei

compagni. Ma le lumache gli facevano troppa impressione. E

forse era per questo che si sentiva male.

Nel difendersi da una lumaca particolarmente aggressiva,

la tagliò in due. Ma le due parti diventarono altre due

lumache. Mentre intanto, quelle nutrite con la carne

ingigantivano rapidamente.

Decise allora di abbandonare quel luogo per far ritorno

alla navetta. Raccolse, quindi, in fretta i suoi strumenti e

quelli dei suoi colleghi, e vi si diresse correndo.

Qui giunto, però, ebbe una triste sorpresa. L'abitacolo

era invaso dalle lumache; che loro stessi senza avvedersene

vi avevano introdotto nei giorni precedenti, nascoste dentro

qualche strumento o sotto gli scarponi.

Le quali, durante la loro ultima assenza, erano arrivate

ai viveri degli astronauti, e si erano nutrite con quel

cibo, ingrossandosi e moltiplicandosi rapidamente.

Jimmy si fece a fatica strada fra loro, per raggiungere la

radio e, ottenuto il collegamento con la nave spaziale,

trasmise l'S.O.S., avvertendo della situazione e chiedendo

la navetta di soccorso.

Intanto provò contro le lumache tutte le difese che aveva

a disposizione: dal fuoco agli insetticidi; ma nulla

funzionava.

Né di partire si poteva parlare; ché, nel rientro, lo

avrebbero assaltato mentre era intento a guidare.

E poi con il loro solvente avevano già bucato il pavimento

e rovinato molti strumenti; per cui la nave oramai doveva

essere fuori uso. Era già un miracolo che fosse intatta la

radio.

Mentre attendeva, sentiva che gli saliva la febbre: forse

la lumaca che lo aveva morso lo aveva anche avvelenato; e,

forse, avvelenati erano morti i suoi compagni.

L'attesa era lunga e le lumache divenivano sempre più

numerose e aggressive contro di lui; ora che avevano finito

i cibi liofilizzati e avevano digerito anche le scatole.

Si ritirò sempre più in alto. Poi cominciò a sparare. Ma

ogni lumaca fatta in dieci pezzi si moltiplicava in

altrettante lumache.

Certo la partita era perduta.

E intanto che si riduceva vicino al soffitto, ricordava

che, fin da piccolo, le lumache lo avevano impressionato;

come quella volta che aveva avuto le convulsioni, quando lo

volevano forzare a mangiarne un piatto. Ricordò anche come

tutte le persone che gli erano odiose gli fossero sempre

sembrate enormi lumache.

Ormai non sperava più nei soccorsi. Non avrebbero fatto in

tempo.

Sapeva di essere condannato e ad una morte orribile; ma,

pur nell'orrore della situazione e in attesa delle

convulsioni che lo avrebbero certamente preso nel sentirsi

le lumache sulla pelle, era contento di aver salvato i

compagni dell'astronave da successive disastrose spedizioni,

avvertendoli subito del pericolo e risparmiando loro la sua

stessa fine.

Così, mentre respingeva quante più lumache poteva, si mise

anche a cantare.

Gli spari e il suo canto arrivavano, tramite la radio

rimasta accesa, alle persone in ascolto sulla nave spaziale

in orbita intorno al pianeta.

Ma il poveretto si sarebbe meravigliato alla loro

reazione. "Poverino!", dicevano, "Ha il delirio. Gli

strumenti rilevano una febbre altissima. Sta morendo. E'

inutile ogni soccorso. E senz'altro i suoi compagni sono

morti della stessa febbre. Le lumache se le sogna".

Nel computer di bordo infatti c'era riportata la sua

idiosincrasia per le lumache; e anche l'episodio delle

convulsioni. Per il quale Jimmy aveva anche rischiato di non

essere ammesso al corso per astronauti.

E conclusero che nelle spedizioni successive avrebbero

dovuto stare più attenti contro ogni possibile tipo di

virus.

fine

Nessun commento: