Sembrava fatto su misura perché gli uomini lo potessero abitare il pianeta Servus IV della stella Gigas. Se non fosse stato per la faccenda delle lumache, che vi erano in numero straordinariamente grande e che si cibavano anche di carne umana: quando Jimmy Strutton si accorse del fenomeno, avevano già quasi divorato i suoi tre compagni. Ed ora certo toccava a lui, nonostante i suo sforzi per difendersi e nonostante avesse chiesto aiuto ad astronauti di scorta nello spazio. Ma, non tutte le lumache sono lumache. Certe lumache possono anche essere frutto di fantasia, o, meglio, di allucinazione... Guardiamo. Il racconto è di Maria Giovanna Perroni Lorenzini. Ed è uno dei più bei racconti della scrittrice poetessa. E’ ricco di atmosfera. Ed è frutto di una fantasia vasta e originale. Buona lettura.
volte al giorno.
Nei primi tempi erano stati molto guardinghi. Tenevano la
maschera e avevano fatto solo brevi escursioni. Poi, visto
che non sembrava esserci nulla da temere, si erano lasciati
un po' andare. Si erano tolte le maschere, sostituendole con
leggere reticelle, per difendersi dagli insetti; e spesso
levavano anche i guanti, pur stando attenti a non toccare
cose sconosciute a mani nude. E indossarono tute più
leggere.
Finché quel giorno addirittura avevano fatto una specie di
pic-nic all'aperto. E dopo il pranzo si erano anche
addormentati vicino a un albero, resi ebbri dal sole, dal
cibo, e dalla gioia di aver trovato una nuova speranza per
l'umanità, ormai pigiata su una terra estremamente
contaminata e con le risorse quasi esaurite.
Ma Jimmy si risvegliò improvvisamente, sentendo una specie
di morso alla mano sinistra, trattenuta da qualche cosa di
molle e appiccicoso.
Si alzò, emettendo un urlo. E d'istinto, cacciò via quella
cosa che qualificò per un'enorme lumaca. La mano gli
sanguinava abbondantemente.
Si volse allora ai compagni, anch'essi sdraiati a terra.
Ma con raccapriccio vide che erano completamente coperti di
lumache, grandi e piccole, a forma di foglia, che si erano
arrampicate sulle tute e li stavano divorando.
Calzati i guanti, lottò ferocemente per staccare qualche
lumaca dalla carne dei compagni; ma si accorse che essi
erano morti e che addirittura non avevano più né viso né
mani. E che le lumache, emettendo un liquido solvente,
stavano ormai disfacendo le tute e penetravano dentro i
corpi da tutte le parti: ben presto li avrebbero divorati
interamente.
Pur disperato, prese comunque atto della situazione, e,
anche se il suo desiderio era quello di correre
immediatamente al riparo nella navetta, decise che doveva
saperne di più.
Quindi, pur badando a non far salire lumache lungo le sue
gambe, si mise a guardare da dove provenivano queste bestie;
di cui, nei giorni precedenti, sia lui che i suoi compagni
non avevano visto traccia.
Ma non ci fu bisogno di andare lontano; ché, alzati gli
occhi all'albero, colse parecchi movimenti e si accorse che
ogni foglia era una lumaca. Queste stavano attaccate ai rami
con i cornini sapientemente intrecciati da sembrare foglie
con il proprio picciòlo. E, adesso che si staccavano per
correre a banchettare con i resti dei suoi compagni, vedeva
che lasciavano nei rami un forellino, da cui certo
succhiavano la linfa vitale.
Ma ora erano attratte maggiormente dalla carne; ed erano
come impazzite.
Jimmy allora andò vicino ad altri alberi; e notò che tutti
erano simili al primo.
Probabilmente l'intero pianeta aveva queste stesse
caratteristiche. Ed era perciò che non avevano visto
animali! Inoltre: e ora lo vedeva!: nessuna farfalla si
avvicinava mai agli alberi.
Avrebbe voluto seppellire quel poco che restava dei
compagni. Ma le lumache gli facevano troppa impressione. E
forse era per questo che si sentiva male.
Nel difendersi da una lumaca particolarmente aggressiva,
la tagliò in due. Ma le due parti diventarono altre due
lumache. Mentre intanto, quelle nutrite con la carne
ingigantivano rapidamente.
Decise allora di abbandonare quel luogo per far ritorno
alla navetta. Raccolse, quindi, in fretta i suoi strumenti e
quelli dei suoi colleghi, e vi si diresse correndo.
Qui giunto, però, ebbe una triste sorpresa. L'abitacolo
era invaso dalle lumache; che loro stessi senza avvedersene
vi avevano introdotto nei giorni precedenti, nascoste dentro
qualche strumento o sotto gli scarponi.
Le quali, durante la loro ultima assenza, erano arrivate
ai viveri degli astronauti, e si erano nutrite con quel
cibo, ingrossandosi e moltiplicandosi rapidamente.
Jimmy si fece a fatica strada fra loro, per raggiungere la
radio e, ottenuto il collegamento con la nave spaziale,
trasmise l'S.O.S., avvertendo della situazione e chiedendo
la navetta di soccorso.
Intanto provò contro le lumache tutte le difese che aveva
a disposizione: dal fuoco agli insetticidi; ma nulla
funzionava.
Né di partire si poteva parlare; ché, nel rientro, lo
avrebbero assaltato mentre era intento a guidare.
E poi con il loro solvente avevano già bucato il pavimento
e rovinato molti strumenti; per cui la nave oramai doveva
essere fuori uso. Era già un miracolo che fosse intatta la
radio.
Mentre attendeva, sentiva che gli saliva la febbre: forse
la lumaca che lo aveva morso lo aveva anche avvelenato; e,
forse, avvelenati erano morti i suoi compagni.
L'attesa era lunga e le lumache divenivano sempre più
numerose e aggressive contro di lui; ora che avevano finito
i cibi liofilizzati e avevano digerito anche le scatole.
Si ritirò sempre più in alto. Poi cominciò a sparare. Ma
ogni lumaca fatta in dieci pezzi si moltiplicava in
altrettante lumache.
Certo la partita era perduta.
E intanto che si riduceva vicino al soffitto, ricordava
che, fin da piccolo, le lumache lo avevano impressionato;
come quella volta che aveva avuto le convulsioni, quando lo
volevano forzare a mangiarne un piatto. Ricordò anche come
tutte le persone che gli erano odiose gli fossero sempre
sembrate enormi lumache.
Ormai non sperava più nei soccorsi. Non avrebbero fatto in
tempo.
Sapeva di essere condannato e ad una morte orribile; ma,
pur nell'orrore della situazione e in attesa delle
convulsioni che lo avrebbero certamente preso nel sentirsi
le lumache sulla pelle, era contento di aver salvato i
compagni dell'astronave da successive disastrose spedizioni,
avvertendoli subito del pericolo e risparmiando loro la sua
stessa fine.
Così, mentre respingeva quante più lumache poteva, si mise
anche a cantare.
Gli spari e il suo canto arrivavano, tramite la radio
rimasta accesa, alle persone in ascolto sulla nave spaziale
in orbita intorno al pianeta.
Ma il poveretto si sarebbe meravigliato alla loro
reazione. "Poverino!", dicevano, "Ha il delirio. Gli
strumenti rilevano una febbre altissima. Sta morendo. E'
inutile ogni soccorso. E senz'altro i suoi compagni sono
morti della stessa febbre. Le lumache se le sogna".
Nel computer di bordo infatti c'era riportata la sua
idiosincrasia per le lumache; e anche l'episodio delle
convulsioni. Per il quale Jimmy aveva anche rischiato di non
essere ammesso al corso per astronauti.
E conclusero che nelle spedizioni successive avrebbero
dovuto stare più attenti contro ogni possibile tipo di
virus.
fine
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